La «Shoah dei mari»: tutti vedono nessuno agisce
I politici parlano tanto, si lanciano in mille promesse ma in concreto non fanno nulla e restano indifferenti di fronte alla tragedia
L’emigrazione è un tema fondamentale negli ultimi anni e molte volte quello che succede ai migranti non viene denunciato, non è una priorità. Negli ultimi decenni in Italia sono sempre più frequenti gli sbarchi, sempre più gente decide di venire nel nostro paese per fuggire dalla fame e dalla guerra. Si tratta non solo di uomini, ma anche di donne e bambini, che scappano, pagano biglietti costosissimi e rischiano la vita in mare pur di sfuggire alla tragica realtà del loro paese d’origine in cerca di un futuro migliore.
È facile guardare dalla nostra prospettiva: abbiamo una casa, un letto, pasti caldi, possiamo uscire, divertirci con parenti e amici, andare a scuola, lavorare e sognare un futuro roseo. Ma non è così per tutti! La cosa che colpisce di più è l’indifferenza generale, nei mari succedono vere e proprie catastrofi, si assiste ad una nuova “Shoah”, uomini, donne e bambini, quasi quotidianamente, perdono la vita in fondo al mare per mancanza di soccorsi. Quel mare che dovrebbe rappresentare la speranza per i migranti in fuga dai loro paesi, diventa spesso una tomba. I migranti muoiono assiderati, uccisi dal freddo e dall’indifferenza degli Stati che continua-no ad ignorare le richieste di soccorso ma le loro vite non valgono sicuramente meno delle nostre. Dalla tragedia di Lampedusa del 2013, sono oltre 20.000 gli uomini, le donne e i bambini morti o dispersi nel Mediterraneo. L’essere umano sta ripetendo gli stessi errori della Seconda Guerra Mondiale: anzi-ché i campi di concentramento c’è il mare, al posto degli ebrei ci sono gli emigrati. Quel “Mai più” giurato davanti alle bare allineate delle 368 persone che persero la vita in prossimità di Lampedusa il 3 ottobre del 2013, è rimasto solo una dichiarazione di intenti. Sicuramente è difficile trovare una soluzione a questo dramma ma non è impossibile, questo nuovo genocidio può essere fermato solo con l’attuazione di leggi che tutelino l’arrivo degli emigrati, con un sistema di accoglienza strutturato, con meccanismi coordinati per la ricerca, il salvataggio e lo sbarco delle persone.
L’asilo politico è stato solo un piccolo passo di ciò che le grandi potenze Europee potrebbero fare: vie più sicure, mezzi specializzati, leggi, pensieri ed idee sarebbero le cose indispensabili da realizzare per coloro che rischiano tutto per arrivare in un posto apparentemente migliore. Tutto ciò è assurdo ma per fortuna ci sono persone comuni come Vito Fiorino che non hanno paura di fare la differenza mettendo a rischio la loro vita. Il salvataggio di 47 migranti da parte di Vito durante la tragedia a Lampedusa del 2013 dimostra che anche il singolo può fare la differenza: manifestazioni, ricordi, giornate dedicate alle morti causate dalla “Shoah dei mari” possono far muovere i grandi paesi mettendo al centro i diritti dei migranti e spingendo gli uomini a non dimenticare la solidarietà e l’impegno per il salvataggio di altri esseri umani.