L’uomo è il killer della nostra biodiversità
Il cambiamento climatico, provocato dai gas scaricati nell’atmosfera, sta distruggendo i delicati ecosistemi del pianeta Terra
La biodiversità è la varietà degli esseri viventi presenti sulla Terra o in un particolare ecosistema. Gli ecosistemi forniscono aiuti essenziali, grazie, ad esempio, alle piante che convertono energia solare (fotosintesi clorofilliana) rendendola disponibile ad altre forme di vita. I batteri scompongono la materia organica in nutrienti garantendo così un terreno sano in cui far crescere le piante. La biodiversità assicura aria pulita e acqua potabile. Aiuta a contrastare il cambiamento climatico, ad adattarsi a esso e riduce l’impatto dei pericoli naturali. Per evitare la distruzione della biodiversità si dovrebbero acquistare prodotti riciclabili, non monouso e senza imballaggi inutili. La biodiversità sta scomparendo a causa dell’uomo che inquina e sfrutta il suolo in modo eccessivo. Il Parlamento europeo di recente sta prendendo provvedimenti sulla biodiversità: entro il 2050 occorrerà ripristinare gli ecosistemi del nostro pianeta. Secondo questa istituzione l’UE deve impegnarsi a difendere almeno il 30% degli ecosistemi terrestri e marini. Crede inoltre che vada prestata più attenzione agli impollinatori, altri-menti sarebbe un pericolo per tutti gli esseri viventi sulla terra. Per quanto riguarda animali e piante, nel 2019 gli scienziati hanno avvisato l’umanità del rischio di estinzione di 8 Milioni di specie. Alcuni esperti sostengono che questa possa essere la sesta estinzione di massa. Le precedenti estinzioni hanno eliminato tra il 60 e il 95% delle specie. In Europa più di 1677 specie di esseri viventi sono minacciate e in pericolo di estinzione, a causa di squilibri nella catena alimentare, diminuzione della dispersione dei semi e perdita dell’habitat. Si stima che un miliardo di persone conti su questi organismi per la propria sussistenza. Non solo le specie europee sono in via di estinzione: in Africa, se non si metteranno in atto soluzioni immediate, 120 specie su 219 rischieranno di estinguersi. L’Africa in generale non ha applicato svariati provvedimenti come è stato fatto in Europa. Prendiamo l’esempio dei lemuri: il 98% di questi animali rischia l’estinzione, a causa della caccia e della distruzione del loro habitat. Fortunatamente, per preservare queste specie in via di estinzione, molte associazioni internazionali si stanno impegnando nella loro protezione. Tra queste spicca il WWF, la quale protegge in modo particolare specie animali in via d’estinzione (non a caso il suo simbolo è il panda). Finanzia circa mille progetti all’anno legati alla biodiversità. Ha collaborato con molte associazioni, come AMAB (Associazione Mediterranea di Agricoltura Biologica) il cui obiettivo è preservare la biodiversità nelle oasi protette e sviluppare l’agricoltura biologica.
Lo scoiattolo rosso subisce le conseguenze delle variazioni di temperatura sulla vegetazione: il fenomeno del riscaldamento globale si traduce in un restringimento del suo habitat ponendolo a rischio di estinzione. Ma in questo problema sono coinvolte anche altre 266 specie considerate dagli esperti animali a rischio in Italia o addirittura già estinte come l’avvoltoio monaco e il gobbo rugginoso. Una prova ulteriore di questi mutamenti è senza dubbio la presenza di pappagalli nel parco Sempione di Milano. I pappagalli hanno sì una grande capacità di adattamento ma se gli inverni lombardi fossero rigidi come una volta, tali uccelli non riuscirebbero a sopravvivere a queste latitudini. La pernice bianca, tipico uccello delle Alpi, rischia di scomparire a causa dei mutamenti climatici. Il problema principale è che le Alpi sono sempre meno ricche di neve e la pernice bianca si mimetizza in essa per sfuggire ai predatori. Il pericolo estinzione si estende anche ad alcuni tipi di piante: essendo fonte di cibo o di riparo per alcune specie, la loro scomparsa potrebbe essere fatale per la sopravvivenza degli animali e la loro riproduzione. Tra queste piante a rischio ci sono l’abete delle Nebrodi, il sorbo di Rocca Busambra, la zelkova siciliana, il Ranno di Lojacono e il ribes di Sardegna.