ll progetto de Il Giorno per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Pirandello di Solaro (MI) - 3D

L’incontro toccante con Vito Fiorino

Una notte al largo di Lampedusa mentre era in barca con sette annici ha salvato 48 migranti che stavano per affogare

Nello scorso mese di marzo, le classi terze della scuola Pirandello di Solaro hanno partecipato ad un incontro molto interessante e toccante con Vito Fiorino che il 3 ottobre 2013 è stato protagonista di un salvataggio di migranti al largo di Lampedusa. Il MAPS, il Centro Anziani del Comune di Solaro, ha dato la disponibilità della sala per poter ascoltare la testimonianza di quella vicenda. Alla fine sono intervenute anche il sindaco di Solaro Nilde Moretti e l’assessore all’Istruzione Monica Beretta.

Il 2 ottobre 2013 Vito e i suoi amici si sono messi d’accordo per uscire in barca a mezzanotte, poi si sono fermati a dormire e verso le 6 del mattino del 3 ottobre hanno sentito degli strani versi che sembravano appartenere a gabbiani, ma un membro del gruppo era convinto fossero delle urla di persone in difficoltà. Con la barca, la Gamar (che corrisponde alle iniziali dei no-mi dei due nipoti di Vito), si sono avvicinati con prudenza e hanno visto davanti a loro uno scenario impressionante: centinaia di uomini, donne e bambini che chiedevano aiuto perché stavano annegando. A quel punto Vito Fiorino e i suoi 7 amici hanno iniziato a lanciare i salvagenti e a buttarsi in acqua per cercare di salvare più persone possibile. Alla fine sono riusciti a salvare 46 uomini e 1 donna.

Sono passati dieci anni da quella tragedia e a Cutro nelle settimane scorse si è ripetuto lo stesso fatto. Vito Fiorino ha detto la sua opinione in merito: «Manca la volontà di creare dei corridoi umanitari. La storia si è ripetuta anche subito dopo il naufragio dell’ottobre 2013. Era l’11 ottobre quando 360 siriani partirono con un barcone dalla Libia, una motovedetta uscita per controllare le coste sparò sul barcone provocando dei buchi nello scafo; i migranti chiesero aiuto a Malta, ma dissero che non era di loro competenza; alla fine il barcone andò a fondo con 260 morti di cui 60 bambini; al processo la Marina Militare venne dichiarata colpevole, poi nel secondo grado di giudizio, furono tutti assolti perché erano scaduti i termini».

E poi racconta anche che a distanza di dieci anni, lui, che soffre di claustrofobia anche in aereo, chiudendo gli occhi, rivede quella scena in mare e supera tutte le sue paure.

Dopo il salvataggio per gli uomini che si erano adoperati in quell’impresa «non c’è stato nessun aiuto da parte delle Istituzioni; tutti gli altri si sono chiusi nel loro silenzio, solo una persona oltre me ne parla ancora.

Vito Fiorino ha concluso dicendo: «Chi avrebbe voluto essere con me quel giorno?» A quel punto cinque ragazzi si sono alzati in piedi, dimostrando la loro solidarietà a nome di tutti.

Alcuni anche quel giorno sono andati via indifferenti.

Quello che i migranti lasciano nei loro Paesi è evidentemente più terribile di un viaggio in mare.

Il messaggio finale che Vito Fiorino ha lasciato a noi alunni delle classi terze è stato: «Pensate con la vostra testa”.

 

Il suo rapporto con il mare è cambiato? «No, ho fatto solo un bagno da allora, non ho più la barca Gamar, non riuscivo più ad andare in mare, questa tragedia mi ha cambiato la vita, guardo il mare ma non voglio più navigare».

Quali sentimenti avete provato salvando quegli uomini, donne, bambini? «Alcuni mi chiamano eroe ma io non mi sento tale, sono una per-sona normale che ha reagito di fronte alla situazione».

Cosa pensa della situazione in Italia e in Europa, dei migranti e delle ONG? «Tanti si dimenticano che anche gli Italiani sono stati migranti in passato, non è importante da dove arrivano o che colore della pelle hanno. Le ONG vanno nel Mediterraneo per dare soccorso, ora le stanno penalizzando. Sono invece da colpire chi organizza quei viaggi con i barconi, chi con i soldi incassati dai viaggi compra armi».

Cosa faresti se tu fossi un politico italiano sulla questione dei migranti? «Bisogna combattere le dittature dei Paesi di provenienza dei migranti; pensiamo ai nostri cellulari: per ogni telefonino viene estratto in Congo del minerale prezioso dalle terre africane e noi facciamo parte di quel sistema di sfruttamento».

Quando ha capito che non erano gabbiani che pensiero ha attraversato la sua mente? «Tanta paura e poi coraggio per chi chiedeva aiuto».

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