In gruppo si affrontano le avversità e si vince
Fin dalla Preistoria, l’uomo ha superato le difficoltà unendosi in comunità in cui ognuno dava il suo contributo importante
L’uomo da sempre è un ‘animale’ social, e infatti, fin dalla Preistoria sentiva il bisogno di stare in compagnia e per questo motivo viveva in piccoli gruppi. Forse avevano capito qualcosa? La risposta è si, avevano capito che in tanti si diventa più forti, più sicuri, ma soprattutto, vivendo insieme ci si aiuta a sviluppare le proprie capacità, a rendere il massimo e a superare ostacoli che da soli non si saprebbero mai superare. Tornando indietro nel tempo, più esattamente al 7 luglio 1982, cioè a quando la Nazionale di calcio italiana vinse i Mondiali contro il temutissimo Brasile. Come fecero a vincere? Lo ha raccontato Paolo Rossi, l’allora capocannoniere della squadra, in un libro. Sembra che, dopo il pareggio del primo tempo, l’allenatore Bearzot ruppe il silenzio fece un discorso incoraggiante per risollevare la squadra e dargli la carica: non dovevano giocare undici partite individuali ma una partita sola tutti insieme, e allora avrebbero vinto. Fu così che diventarono Campioni del Mondo.
Ludwig Van Beethoven, negli ultimi anni della sua vita, siccome era malato e si sentiva molto solo, compose una delle sue opere più famose: La Sinfonian°9, detta «Corale» perché è stata scritta per una grande orchestra e un coro; nessuno potrebbe mai suonarla da solo! Nei laboratori di Ricerca Scientifica gli scienziati per riuscire in un’indagine devono collaborare unendo tutte le loro forze e le loro specializzazioni; alla Scuola Primaria in terza si studiano la «squadra» dello Storico e quella del Geografo ed è chiaro che ognuno ha un compito specifico e che unendo tutte le idee si arriva al risultato sperato.
Gli esperti del «Lavoro di squadra» per spiegare l’importanza del gruppo fanno questo esempio: «se due persone si scambiano una moneta rimangono entrambe con una moneta; invece se si scambiano un’idea, acquistano entrambi un’idea in più».
Ma il gruppo produce sempre una forza positiva? Ritornando di nuovo indietro nel tempo ma questa volta di quattro milioni di anni, troviamo l’Australopiteco che appena sceso dall’albero deve proteggersi e dunque difendersi da mille pericoli e per fare ciò sviluppa un «cervello emotivo» capace di generare l’aggressività; stiamo parlando del «cervello Limbico» che ha studiato la Scienziata Rita Levi-Montalcini e che ancora oggi certe volte ci guida male e ci fa scatenare la rabbia specie se siamo in «branco».
Gli animali purtroppo sono spesso vittime di violenza, pensiamo al povero Leone che è morto dopo quattro giorni di sofferenze atroci per colpa di qualcuno che ha pensato di fare una cosa terribile e di altri che probabilmente non lo hanno fermato.
Ma pensiamo anche alla violenza negli stadi, agli scontri tra “gang”, ai tanti atti di bullismo e cyberbullismo a scuola ai danni dei più fragili.
La scienziata Rita Levi-Montalcini ha detto: “Il cervello arcaico ha salvato l’Australopiteco ma porterà l’Homo Sapiens all’estinzione…Bisognerebbe spiegarlo ai giovani dei due cervelli…il cervello arcaico è maligno e molto astuto e maschera la propria azione dietro il linguaggio, mimando quella del cervello cognitivo…”. Ma che cos’è questo cervello arcaico? Quando ci viene un attacco di rabbia o siamo in pericolo agiamo senza pensare, questo accade quando il cervello cognitivo, che sta nella corteccia cerebrale, non riesce a controllare l’altro cervello, quello che non si è mai evoluto e che in questi casi prende il sopravvento: il cervello Limbico.
Questo cervello ha permesso all’Australopiteco di sopravvivere! Il neuroscienziato americano Paul MacLean ha sostenuto la teoria che esistono tre cervelli: il primo è il cervello Rettiliano simile a quello dei rettili, “si accende” quando ci serve di essere veloci e reagiamo di impulso.
Poi c’è il Limbico quello delle emozioni, infine c’è quello che si è evoluto per ultimo ed è stato aiutato dal linguaggio ed è il cervello Cognitivo che si trova nella corteccia cerebrale e ce l’ha solo l’uomo.
Gli esseri umani vivendo ripercorrono tutta l’evoluzione dell’uomo: da piccoli rispondono con il pianto generato dal cervello emotivo, crescendo imparano a controllare le emozioni e diventano più razionali grazie al cervello Cognitivo.