ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

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Come scrivere un articolo di giornale

L’iniziativa

L’iniziativa Cronisti in classe intende fornire una infarinatura sul mondo del giornalismo e in modo particolare sul lavoro del giornalista. Nello specifico tratta del ruolo del cronista. Cronista significa colui che si occupa di cronaca. Cosa fa un cronista? Riferisce, scrivendo un articolo, di un fatto di cronaca, cioè di un evento, un fatto, che accade in Italia e nel mondo. In sostanza il giornalista e più in generale il giornale, è un mezzo (medium in latino, al plurale media, cioè mezzi di informazione) tra il fatto accaduto e il lettore. Facendo un esempio molto semplice, il giornalista è come il proprietario di un negozio di giocattoli: lui non fa i giocattoli, ma fa da tramite tra chi costruisce i giochi (un’azienda specializzata) e l’acquirente.

Il giornalista non “fa” la notizia. La raccoglie dalla sua fonte e la mette a disposizione del lettore

Il giornale

Il giornale, oltre al nome proprio (ad esempio Il Resto del Carlino) ha anche un nome generico che gli viene dalla cadenza con la quale esce in edicola. Il Resto del Carlino ad esempio è un quotidiano perché esce in edicola tutti giorni. Ma esistono anche i giornali settimanali, cioè escono una volta a settimana e i mensili pubblicati una volta al mese.

Come è fatto un quotidiano

Un quotidiano è formato da diverse pagine che contengono articoli di argomento diverso. La scansione delle pagine si chiama sfoglio e viene deciso in base all’importanza delle notizie del giorno. Lo sfoglio di solito è questo: politica (chiamato anche Interni per indicare la politica interna, cioè italiana), economia, cronaca, esteri, spettacoli e sport. Questo significa che di solito le notizie di politica (considerate più importanti rispetto alle altre notizie) vengono per prime, all’inizio del giornale e a seguire tutte le altre. La prima pagina invece è come l’indice dei libri, riassume tutti gli argomenti del giornale e rimanda al numero di pagina delle singole notizie.

Come in tutti gli ambiti, anche il giornalismo ha il suo linguaggio, vale a dire utilizza una serie di termini per capirsi tra giornalisti

La pagina è come un corpo umano

Della parola “sfoglio” abbiamo già detto; parliamo ora della parola “taglio”. “Taglio” significa posizione, vale a dire in quale posizione un articolo viene collocato in una pagina. C’è quindi il taglio alto, cioè l’articolo sta nella parte alta della pagina, taglio medio e taglio basso. Questo viene deciso in base all’importanza della notizia: più la notizia sta in alto e più è importante. La posizione dell’articolo più importante di tutti però non ha il nome di una parte del corpo, si dice semplicemente apertura. “Questo pezzo va in apertura”, ovvero nella parte centrale o alta della pagina, cioè la zona più visibile all’occhio quando si apre un giornale. Esiste anche il fondo, che come dice la parola stessa, è posizionato in fondo alla pagina, anche se più in generale ha assunto il significato dia commento a una notizia al di là della posizione in cui viene collocato. Infine per quanto riguarda lo spazio fisico della pagina, originariamente questa era divisa in 9 colonne, quindi il giornale era molto grande; poi si è scesi a 6 colonne, mentre alcuni giornali oggi sono larghi solo 5 colonne

Ma i giornalisti usano anche le parti del corpo per esprimersi e indicare una posizione nella pagina

Partiamo dalla testa: la testata è il nome proprio del giornale (ad esempio Il Resto del Carlino è una testata perché il nome appare nella parte superiore della prima pagina). Testata quindi è anche sinonimo di giornale (“Per quale testata scrivi?” “Per il Resto del Carlino”). C’è poi la testatina che è semplicemente il nome che viene dato alle singole pagine (Cronaca, Esteri, Sport…), in genere posto in alto all’estremità sinistra nella pagina di sinistra e in alto a destra nelle pagine di destra e serve solo per ricordare quale pagina stiamo leggendo. Esiste poi la spalla, ovvero la zona laterale della pagina (“Questa notizia mettila di spalla”, cioè a destra), ma esiste anche il piede, cioè la parte bassa della pagina (“Quella notizia invece mettila di piede”).

Restando al corpo umano esiste anche l’occhiello, un piccolo occhio, ma di questo parleremo quanto tratteremo il titolo di un articolo.

I colori della cronaca

Restando nell’ambito del linguaggio giornalistico, possiamo dire che in redazione si parla spesso di colori. Ma non di quadri o di arte in genere, ma di cronaca. Anche in questo caso, per capirsi tra di loro, i giornalisti hanno dato il nome di un colore ai diversi tipi di cronaca. Esistono quindi la cronaca bianca, la cronaca nera e la cronaca rosa. In linea generale la parola cronaca significa relazione di un evento accaduto spiegato in maniera cronologica. Quindi quando si deve scrivere un articolo su un omicidio si parlerà di cronaca nera, cioè di un argomento dalle tinte fosche. Quando invece si scriverà delle decisioni assunte da un sindaco per asfaltare una strada o aprire una nuova scuola, si parlerà di cronaca bianca. Infine la cronaca rosa riguarda tutti quegli argomenti più leggeri, come fidanzamenti, matrimoni, ma anche divorzi o curiosità sui personaggi della tv e del mondo dello spettacolo. Più in generale,
quando si parla di “pezzo di colore” si intende un articolo, di solito affiancato da uno più serio, che approfondisce un aspetto dell’articolo principale. Si dice di colore per indicare la vivacità di scrittura e la capacità di aggiungere aspetti curiosi e intriganti all’articolo. Infine alcuni giornali sono colorati: in generale i quotidiani hanno le pagine bianche con caratteri neri, ma esistono giornali con le pagine colorate, come la Gazzetta dello Sport che ha le pagine rosa (perché sponsorizza il Giro d’Italia il cui premio è una maglia rosa). Il Sole 24 Ore invece ha le pagine gialle, così come un altro quotidiano economico, Italia Oggi.

In redazione ci sono tanti animali

Può essere interessante sapere anche che in redazione esistono diversi animali. Chiaramente non sono animali veri, ma sono i nomi dati dai giornalisti a certi articoli, richiami o errori. Partiamo dal coccodrillo. Questo animale, nella credenza popolare, si pensa che pianga dopo aver mangiato i propri figli. Per questo si parla di lacrime di coccodrillo, ovvero di lacrime finte, tardive e inutili. In ambito giornalistico si parla di coccodrillo in riferimento a un articolo scritto con largo anticipo, che si tiene nel cassetto da mettere in pagina al momento giusto. In generale questo articolo, il coccodrillo, parla della morte di un personaggio famoso, quando questo è ancora in vita, ma è molto anziano. Lo si scrive prima per averlo pronto quando la notizia della sua morte arriverà in redazione all’orario di chiusura – In redazione ci sono tanti animali sura, quando il giornale deve andare in stampa e non si ha più tempo per scriverlo. Quindi sarà un articolo accorato e lacrimevole (proprio come le lacrime del coccodrillo) che ripercorre tutte le imprese del personaggio famoso appena scomparso, ma scritto mesi prima. Oltre al coccodrillo, in redazione c’è anche la civetta. Questo animale notturno che se ne sta sui rami, simboleggia la locandina che i giornali affiggono sulle edicole per ricordare le notizie principali che si troveranno all’interno del quotidiano del giorno. Civetta quindi è sinonimo di locandina, vale a dire il riassunto delle notizie. Infine c’è anche il pesce, che non sta in una boccia d’acqua, ma sta a indicare un errore nella stampa del giornale, quando salta la riga di un articolo.

La redazione è come una scuola

Ora parliamo della redazione, ovvero dello spazio comune in cui stanno i giornalisti. Per fare un parallelo la redazione è simile a una scuola: la parola redazione può essere intesa anche come aula in cui siedono gli alunni. Nella redazione ci sono il direttore del giornale, i redattori e i giornalisti. Facendo il parallelo con la scuola, il direttore del giornale è come il preside di una scuola, i redattori sono come i professori, mentre i giornalisti sono gli alunni. Gli alunni-giornalisti scrivono il loro tema-articolo; i redattori insegnanti lo correggono e lo impaginano, mentre il preside- direttore decide quale mettere in prima pagina. Della redazione infine fanno parte anche i fotografi che scattano le immagini che saranno messe in pagina insieme agli articoli. Una volta infine esistevano anche i correttori di bozze, cioè quelle persone che si rileggevano tutti i pezzi del giornale per scovare gli errori.

La notizia e l’articolo

Ma che cos’è una notizia? O meglio: che cosa fa notizia? In generale un argomento fuori dal comune che vale la pena raccontare al pubblico perché interessante o utile. Un tempo si faceva questo esempio: non fa notizia un cane che morde una persona, ma una persona che morde un cane. Ma in generale tutto può essere una notizia basta che interessi a più persone.

Le 5 W

Per scrivere un buon articolo bisogna seguire la regola delle 5 W. Si tratta di 5 domande che un bravo giornalista deve porsi per scrivere un pezzo completo, o per lo meno con le informazioni es-senziali. Bisogna infatti tenere presente che un giornalista conosce una notizia e la deve comunicare a un lettore che non sa
nulla di quella notizia. Per que-sto dovrà porsi queste 5 domande:

Sono le cinque domande base che un bravo giornalista deve porsi per poter scrivere un articolo con tutte le informazioni essenziali

In queste cinque domande, e relative risposte, ci sono le informazioni di base per un articolo. Ecco quindi che abbia-mo detto che un cane stamattina a Bo-logna ha rubato una salsiccia perché aveva fame. La domanda più importan-te di tutte resta però il “che cosa”, qualsiasi notizia sta in quel “che cosa è successo”. Senza quella domanda non esiste la notizia; poi vengono tutte le altre domande: chi è stato, perché lo ha fatto etc. Fondamentale poi è cono-scere bene la lingua italiana, con la sua grammatica e la sua sintassi. Occorre scrivere semplice e corretto perché il quotidiano va in mano a tutti i tipi di let-tori, dalla persona laureata fino a quella più umile e il giornalista deve farsi ca-pire da tutti. Le frasi dunque devono essere brevi e il ragionamento lineare. Bisogna condurre per mano il lettore partendo da una premessa (la prima parte dell’articolo, chiamata anche “cappello”) passando per lo sviluppo fino alla sua conclusione.
Importante

poi è essere obiettivi, senza esprimere giudizi: il lettore innanzitutto vuole co-noscere come si è svolto un fatto per formarsi un’opinione. Per questo motivo non sono ammessi giudizi. Faccia-mo un esempio: se dovete scrivere un articolo in cui parlate del giorno in cui la maestra ha riportato i compiti corretti potrete dire: “Marco è stato l’unico a prendere un’insufficienza”, ma non aggiungere: “La maestra ha fatto bene, perché Marco non aveva studiato”. Questo è un giudizio. Al massimo potrete andare da Marco e chiedergli perché ha preso una insufficienza e mettere fra virgolette la sua risposta: “La ma-estra ha fatto bene, non avevo studiato”. Come vedete l’articolo può essere composto da frasi in discorso indiretto e frasi in discorso diretto, questo per rendere il pezzo più scorrevole. Le frasi che riportate in discorso diretto devono però essere ascoltate direttamente da voi o riferite da una fonte certa come le agenzie di stampa.

Scrivere in maniera semplice, logica e obiettiva: in questo modo il lettore potrà formarsi un’opinione in autonomia