ll progetto de Il Giorno per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Bernardino Luini di Usmate Velate (MB) - 3E

Il lungo viaggio di Wisdom verso la libertà

L’attivista e profugo ghanese Adalete, fuggito dal suo Paese, ora entra nelle scuole per insegnare a guardare il mondo “con altri occhi”

Ha compiuto un lungo viaggio, attraversando l’Africa e poi il Mediterraneo ed infine la nostra penisola per cercare la libertà e la possibilità di esprimersi come persona. Wisdom Adalete ha oggi 64 anni e lavora in un ristorante in Brianza, ma il suo cuore resta nel suo Ghana, dove l’avere manifestato dissenso contro la dittatura e contro la corruzione perpetrata dalle multinazionali gli è costato un esilio lungo trent’anni.

«Nel mio Paese ero un attivista per i diritti umani – spiega Wisdom, che oggi entra nelle scuole per raccontare la propria vicenda di profugo grazie al progetto di Educazione alla mondialità Con altri occhi, promosso dalla cooperativa Aeris di Vimercate -. La mia protesta si concentrava sulla corruzione del governo dell’allora dittatore Jerry Rawlings, che governò il Ghana dal 1979, dopo aver conseguito il potere con un colpo di Stato. Il Ghana è ricco di materie prime: litio, petrolio, gas, bauxite, per fare qualche esempio. Ma, malgrado questo, la gente è povera e questo perché i governi che si sono succeduti in quegli anni facevano accordi molto vantaggiosi per loro, ma non per la popolazione. I ghanesi vengono sfruttati dai governi e dalle multinazionali. Ad esempio, l’80 per cento del cacao del mondo proviene da Ghana e Costa d’Avorio, ma i contadini che lo raccolgono non si possono permettere il cioccolato. Per me tutto questo era una profonda ingiustizia e io andavo in piazza per denunciare e per protestare».

Qualche spia del dittatore segnalò Wisdom alla polizia e così fu costretto ad abbandonare la famiglia e la sua terra: «Un giorno bussarono alla mia porta e mi portarono via – prosegue -, ma non riuscirono a portarmi in prigione, perché riuscii a scappare dall’auto. Fuggii prima in Burkina Faso e poi in Libia, dove rimasi per ventiquattro anni, usando un nome falso per non essere riconosciuto. Decisi però di andarmene dalla Libia quando la situazione politica divenne insostenibile». Wisdom Willy raccolte le sue forze e i quattro soldi guadagnati in Libia e decise di pagare dei trafficanti affinché lo aiutassero ad attraversare il Mediterraneo per arrivare in Europa. La libera Europa, dove finalmente avrebbe potuto vivere in pace.

«Fu un viaggio tremendo – racconta Wisdom -: il mare era grosso e ci hanno messi tutti in un gommone pieno di gente.

Qualcuno è anche caduto in acqua, ma poi, fortunatamente, siamo riusciti a riprenderlo.

C’erano anche donne e bambini. Quando le cose si stavano mettendo al peggio e stavamo per affondare, siamo stati avvistati dalla nave Aquarius, gestita da una ONG, la Sos Mediterranée, il cui equipaggio è riuscito a portarci in salvo fino a Trapani e poi, da lì siamo stati “dirottati” in varie città italiane. Io sono stato portato in Lombardia e ora vivo in Brianza, dove ho finalmente la possibilità di vivere da uomo libero e di raccontare ai giovani l’importanza della pace e del dialogo».

 

A volte gli incontri avvengono per caso. E, a volte, possono diventare speciali. Questa è la storia di un incontro, quello di Wisdom, salvato dalla Aquarius, con Daniele Biella, un giornalista che qualche anno fa, nel medesimo momento, era sulla stessa nave per raccontare del suo equipaggio e dei suoi salvati.

Ora, insieme, nelle scuole parlano di integrazione Daniele, come vi siete incontrati, lei e Adalete? «Un mio collaboratore mi ha raccontato di lui e mi è sembrato adatto ad incontrare gli studenti. Così ho voluto conoscerlo e mi è piaciuto subito per la sua simpatia e disponibilità».

Ma lo aveva già conosciuto sulla Aquarius? In verità no! E mi sono molto stupito, perché avevo incontrato e parlato con diversi migranti. Ma recentemente in una scuola ha detto di essere stato salvato proprio dalla Aquarius nei giorni in cui io vi stavo svolgendo un reportage. Ma di lui non mi ricordavo. Così, come ogni buon giornalista, ho verificato, riguardando le foto e i video che avevo realizzato. Alla fine, l’ho trovato. Era di spalle: passava con il suo zainetto davanti ad un operatore della nave».

Come è stato il viaggio sulla nave? «È stata un’avventura emozionante che mi ha segnato, perché ho assistito al salvataggio di 347 migranti. Nessuno dovrebbe essere costretto a attraversare il mare in gommone».

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