ll progetto de Il Giorno per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Gino Strada di Pieve Emanuele (MI) - 1G

Accoltellamento in via delle Rose

Pieve Emanuele, la vittima, un quindicenne, si salva per un centimetro: giusto la lunghezza di una spina del fiore

Ai primi di febbraio, subito dopo pranzo, tutta la città di Pieve Emanuele è rimasta con il fiato sospeso, incredula, dopo l’aggressione subita da uno studente quindicenne, fuori la scuola “AFOL”. Questo non è stato un semplice episodio di violenza ma un campanello d’allarme che risuona forte nella comunità, segnando profondamente il tessuto sociale di una città che si trova ora a dover affrontare le conseguenze di un atto così efferato.

Il quindicenne, dopo essere uscito da scuola, ha immediatamente visto un ragazzo, con cui aveva già avuto una lite in precedenza, avvicinarsi armato con fare minaccioso; sentendosi in pericolo ha cercato di rientrare nella scuola, ma l’aggressore ne ha strattonato lo zaino, facendolo cadere e gli ha dato una coltellata nella coscia. L’assalitore è scappato subito dopo aver gettato il coltello in un cestino, ma essendo stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza è stato arrestato qualche ora dopo dai carabinieri di Pieve Emanuele.

La prontezza e l’efficacia delle forze dell’ordine in questa occasione hanno evitato che l’aggressore potesse nuocere ulteriormente, ma il senso di insicurezza tra le vie della città è palpabile. La vittima ha ricevuto un primo soccorso da un suo compagno che gli ha legato una cintura attorno alla ferita per fermare l’emorragia; sono poi intervenuti professori che hanno allertato la Polizia Locale, situata proprio di fronte alla scuola. A quel punto sono intervenuti i carabinieri di San Donato e l’ambulanza. Il quindicenne è stato ricoverato d’urgenza all’ Humanitas di Rozzano e, nonostante abbia perso molto sangue, è riuscito a salvarsi per un centimetro, lo stesso di una spina di rosa. Se l’arma avesse colpito un po’ più in là, infatti, il colpo gli sarebbe stato fatale.

L’aggressore ha poi dichiarato durante l’interrogatorio che il suo obiettivo era difendere un’amica dai presunti maltrattamenti che la vittima le avrebbe inferto. È inoltre emerso che il diciottenne avesse già precedenti per droga e che prima dell’aggressione avesse minacciato il quindicenne al telefono.

Questa confessione getta una luce ancora più cupa sull’intera vicenda, mostrando come il contesto di questa aggressione sia radicato in una serie di problematiche sociali e personali molto più ampie. Per ora la vittima è fuori pericolo e l’aggressore è in carcere in attesa del processo. Tuttavia, questo episodio ha lasciato una cicatrice nella comunità di Pieve Emanuele.

Si tratta del secondo accoltellamento, a distanza di pochi giorni, che colpisce la comunità, unita all’aggressione di uomo da parte di un gruppo di quindicenni. La violenza dilaga e la paura, soprattutto tra i più giovani, cresce di giorno in giorno.

Di fronte a questi episodi di violenza, la comunità si trova ora di fronte a interrogativi difficili. La necessità di trovare soluzioni efficaci per prevenire ulteriori episodi di violenza diventa sempre più urgente.

 

Per capire i pensieri e le paure provocate dall’episodio si è deciso di intervistare alcuni studenti della scuola. Ecco le loro risposte.

Che emozioni ha suscitato in te l’aggressione a Pieve Emanuele? A. G.: «Penso che la criminalità sia sempre sbagliata, ma in questo caso di più, perché un povero ragazzo, per una stupidaggine, sarebbe potuto morire» G. E.: «Quello che è successo è una cosa molto brutta, soprattutto se giustificata per “amore” e per “protezione” di un’altra persona» V. G.: «Provo rabbia e penso che quel ragazzo debba avere ora giustizia».

Cosa provi quando cammini da solo nella tua città? G. E.:« Ho molta paura di camminare in giro da sola, a piedi o sull’autobus» V. G.: «Ho paura perché queste cose potrebbero succedere anche a me» A.G: «Di giorno sono abbastanza tranquillo; di sera, se passa qualcuno di losco, ho paura» Come pensi di poter cambiare la situazione? G. E.: «Dovrebbero esserci più pattuglie in città» V. G.: «Dovrebbero esserci più telecamere» A.G: «La scuola, i genitori e le istituzioni dovrebbero aiutare questi ragazzi a capire cos’è giusto e cos’è sbagliato, in modo da evitare che certe cose accadano di nuovo».

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