ll progetto de Il Giorno per i lettori di domani

Scuola Popolare Impresa Sociale il Carro di Monza (MB) - Classe Terza

Tukiki: atleti veri, campioni del sorriso

Non un insieme di singoli, ma una squadra, un gruppo, un obiettivo comune: divertirsi insieme. L’idea per dei ragazzi speciali

Tukiki è una parolina strana. Viene da molto lontano, dal Madagascar, e significa “«sorridi».

Il Tukiki, che abbiamo avuto la fortuna di conoscere, nasce nel settembre 2015. Le fondatrici sono Camilla e Federica, due educatrici, ex calciatrici di serie A; e Tukiki era proprio il soprannome che Federica si era guadagnata nel suo anno di volontariato in Madagascar, per il suo sorriso e la sua allegria contagiosi.

L’idea iniziale era quella di offrire attraverso il calcio opportunità di divertimento, sfogo, piacere di stare in gruppo a ragazzi con disabilità cognitiva, normalmente tagliati fuori dalla possibilità di praticare questo sport.

All’inizio erano solo in quattro iscritti, supportati da un piccolo gruppo di volontari ed allenatori. Si trovavano a Milano presso il Campo sportivo Dindelli che ospita la società Minerva Calcio; il progetto si è poi sviluppato e ora conta un totale di 48 ragazzi di varia età tra gli 11 e i 32 anni, organizzati in due squadre: »spring e senior». Oltre al calcio vengono proposte mille altre attività, dalla serata in discoteca, alla gita in montagna, dal centro estivo, alla settimana in barca a vela.

Anche le famiglie di questi ragazzi sono coinvolte attivamente in tutte le attività e trovano la possibilità di incontrare altri genitori con i quali condividere l’esperienza e sentirsi meno “soli” nell’affrontare una quotidianità non sempre semplice.

Dal 2020 il Tukiki ha incontrato il Carrobiolo: un centro educativo nel centro di Monza, frequentato da un centinaio di adolescenti con il bisogno di un luogo in cui ritrovarsi, giocare, fare i compiti e vivere esperienze positive. Da questa unione sono nati «I Velieri Del Sorriso», una squadra di calcio integrato in cui i ragazzi di entrambe le realtà hanno la possibilità di giocare, crescere e divertirsi insieme.

Questa esperienza, come ci spiega Giuditta, una psicologa dello sport che segue la squadra, ha permesso ai ragazzi di abbattere le barriere e i pregiudizi, sentirsi parte di qualcosa di speciale, vedersi riconosciuti e valorizzati.

La scorsa estate, tra il 4 e il 9 giugno, il gruppo ha avuto anche l’opportunità di partecipare agli Special Olympics di Torino, un torneo residenziale, un’esperienza entusiasmante con squadre provenienti da tutta Italia.

Come spiega Mohamed, un ragazzo del Carrobiolo, «inizialmente ho incontrato difficoltà a giocare con ragazzi portatori di disabilità, era difficile capire come passar loro la palla. Una volta entrato in relazione con loro tutto è diventato più facile. Ora siamo solo amici e compagni di squadra: un gruppo unito che si carica per la partita e si sostiene quando perde». Da quest’anno la squadra si è iscritta anche al campionato di calcio integrato organizzato dal CSI. E ogni weekend i campioni del sorriso affrontano una nuova sfida, portando con sé anche il piccolo grande Seba, che non c’è più, e che, con le sue mitiche esultanze dopo ogni gol, è stato per tutti il maestro del sorriso.

 

Metti un pomeriggio come tanti, che finisci i compiti e parti da Monza, con i compagni di classe, per andare a Milano nella palestra del centro sportivo Iseo.

Pensi magari che in questo non ci sia niente di speciale, e invece scopri un posto magico che ti fa stare bene da subito.

È il luogo che il martedì e il giovedì pomeriggio accoglie la Bebe Vio Academy, il progetto voluto dalla grande campionessa paralimpica per realizzare il suo sogno di sport per tutti.

Ci ha accolto un gruppo di educatori e ragazzi, che ci ha coinvolto con l’energia potente dei sorrisi e della gioia di giocare tutti insieme.

Sono cinque le discipline che i ragazzi possono sperimentare: il calcio, il basket in carrozzina, l’atletica, il sitting volley e ovviamente la scherma, la specialità che ha permesso a Bebe di vincere due medaglie d’oro nel fioretto individuale alle olimpiadi di Rio 2016 e Tokio 2020.

Alle attività si possono iscrivere bambini e ragazzi, abili e non abili, tra i sei e i diciott’anni e sono divertentissime per tutti. Noi le abbiamo provate ed è stata un’esperienza che ci ha aiutato a capire una cosa: per diventare campioni bisogna prima aver provato tutto il piacere del fare sport insieme agli altri. E noi siamo certissimi che proprio da qui usciranno i campioni delle paralimpiadi di domani, perché qui questo succede ogni martedì e giovedì pomeriggio. Ed è davvero troppo bello!

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