ll progetto de Il Giorno per i lettori di domani

Scuola Primaria Caterina Cittadini di Ponte San Pietro (BG) - 4A

Paolo Gamba e i vent’anni della sua vita 2.0

Imparare a giocare a sitting volley consente di creare legami anche con persone diversamente abili abbattendo le barriere

È entrato camminando con passo deciso e si è presentato così: “Mi chiamo Paolo Gamba, ma sono ormai vent’anni che una gamba non ce l’ho più”. Paolo ha accettato volentieri l’invito di raccontare la sua storia ai bambini della classe 4A della scuola Caterina Cittadini di Ponte San Pietro. Con il sorriso, ha spiegato la sua “Vita 2.0”: la chiama così, perché è totalmente cambiata il 5 luglio del 2005, quando ha avuto un incidente sul lavoro: il muletto che stava guidando gli ha schiacciato la gamba sinistra, frantumandogli la tibia.

L’incidente lo ha costretto a stare più di un anno in ospedale, fino a quando i medici hanno deciso di amputargli la gamba per evitare ulteriori infezioni. Paolo ricorda quanto sua moglie e i suoi amici gli siano stati vicino, perché all’inizio tutto gli sembrava impossibile. Ha dovuto imparare nuovamente a camminare e ad abituarsi alla sua nuova vita. I bambini ascoltavano la sua storia, prima e dopo l’incidente. Prima praticava quattro sport, era sempre attivo ed è stato proprio lo sport ad aiutarlo tantissimo. Ne ha provati vari per disabili: bicicletta, sci, corsa, ma, infine, si è concentrato sul sitting volley ed è diventato capitano della nazionale italiana. Ha saputo adattarsi alla sua nuova vita e non si è mai arreso: ha fatto capire a tutti che, anche senza una gamba, si possono superare i propri limiti.

Oltre a raccontare la sua esperienza, Paolo ha mostrato ai bambini dei video, per condividere con loro altri messaggi importanti di disabilità. Il primo video, Il sogno di Brent, presenta un ragazzo che dopo un incidente in moto, rimane paralizzato.

Costretto sulla sedia a rotelle, non può più camminare, ma, spronato dalle persone che gli sono accanto, si adatta, e, provando molti sport, diventa un campione paralimpico di corsa.

Capisce che da certe situazioni non si può più tornare indietro, si può solo guardare avanti. Il secondo video, Yes I can, racconta le Paraolimpiadi di Londra, mostrando i campioni paralimpici sia nelle gare sia nei momenti di vita quotidiana. Si è ben capito che non è facile guidare o lavarsi i denti senza mani, ma gli atleti presentati nel video sono riusciti a non arrendersi e a perseguire i propri sogni.

Paolo è andato in palestra con i bambini e ha mostrato loro come togliere la protesi per giocare a sitting volley (la sua protesi è elettronica ed è collegata a un’app). Hanno visto come ci si muove sul campo, da seduti e senza una gamba, e ha chiesto loro di sperimentarsi, insieme, in giochi: gare di velocità, bandierina, lupo ghiaccio…tutto da seduti! I bambini hanno terminato l’esperienza giocando proprio una partita di sitting volley: hanno imparato divertendosi, ma non è stato semplice. Grazie a questa attività, hanno capito che, se si hanno delle difficoltà, bisogna provare ad adattarsi e non arrendersi mai!

 

Quando ti hanno amputato la gamba ti sei sentito diverso? «Sì, perché non sarei più riuscito a fare quello che facevo prima con due gambe. All’inizio è stato molto difficile».

Le persone intorno a te ti hanno sostenuto? «Mia moglie, i miei amici e famigliari mi sono stati vicino tantissimo. Pensate che quando ho avuto l’incidente mancavano due mesi al nostro matrimonio e la mia futura moglie avrebbe anche potuto cambiare idea, invece non mi ha mai lasciato da solo un giorno, devo tantissimo a lei».

Come ti sei sentito dopo l’incidente? «Dopo l’incidente ero arrabbiato con me stesso: per colpa della mia disattenzione avevo rovinato tutto!» Che emozioni provi quando racconti la tua storia? «Ogni volta che racconto l’incidente, le operazioni, la mia prima protesi, il matrimonio e poi il sitting volley con la nazionale, sento u gratitudine per quello che riesco a fare, anche solo con una gamba».

Dopo l’incidente ti senti diverso o uguale a prima? «Dopo l’incidente mi sentivo molto diverso dagli altri, infatti, quando uscivo, le prime volte era difficile fare quello che gli altri facevano e mi intristivo, però tramite il sitting volley ho superato questi limiti e adesso riesco, a fare quasi il 90% di quello che facevo prima. Quindi sono molto contento».

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