ll progetto de Il Giorno per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Fornovo San Giovanni di Fornovo San Giovanni (BG) - 3E

Guerre silenziose: echi che non fanno rumore

Oltre i riflettori ci sono conflitti armati che nessuno racconta e che vengono presto dimenticati da tutti nonostante le sofferenze

Mentre l’attenzione globale è concentrata su un paio di conflitti di alto profilo, un silenzio assordante avvolge numerose altre crisi che continuano a devastare vite e comunità in tutto il mondo. L’invasione russa in Ucraina e il rinnovato conflitto israelo-palestinese dominano giustamente le prime pagine, ma rischiano di oscurare altre realtà drammatiche che persistono da decenni.

È pericoloso illudersi che i conflitti sotto i riflettori siano gli unici in corso. La verità è che il nostro pianeta è ancora teatro di numerose “guerre silenziose”, conflitti che, pur non ricevendo la stessa copertura mediatica, hanno conseguenze devastanti per milioni di persone e continuano a causare morte e distruzione. Guerre come quella in Siria, che si trascina da quasi quattordici anni, in Yemen, dove il conflitto ha portato a una gravissima crisi umanitaria, in Messico, dove il Paese è afflitto da una forte violenza legata al traffico di droga, nella Repubblica Democratica del Congo, in cui diversi gruppi armati si combattono per il controllo del territorio e delle risorse naturali, oppure il conflitto in Birmania, attivo da ben 77 anni.

Queste crisi, spesso radicate in complesse dinamiche politiche, etniche e territoriali, vengono gradualmente relegate nell’oblio e rischiamo di abituarci all’idea che la guerra sia una costante in alcune regioni del mondo.

Ogni conflitto, però, indipendentemente dalla sua visibilità mediatica, rappresenta una tragedia umana e una ferita per la comunità internazionale.

Prendiamo ad esempio la Siria: iniziata come una serie di proteste contro il regime autoritario, la guerra civile siriana ha causato milioni di vittime e ha costretto migliaia di persone a fuggire dalle proprie case. Allo stesso modo, il conflitto in Birmania, una lunga serie di scontri tra gruppi etnici, continua a mietere vittime e a destabilizzare la regione. In Birmania, oggi conosciuta anche come Myanmar, nel 1948, quando ottenne l’indipendenza dalla Gran Bretagna, sono iniziati degli scontri tra diversi gruppi etnici, che poi si sono trasformati in una vera e propria guerra civile che non è mai finita. Tali guerre hanno causato tantissime sofferenze: persone che hanno perso la vita, famiglie costrette a scappare dalle loro case, bambini che non possono andare a scuola.

Queste «guerre silenziose» ci devono ricordare che il desiderio di pace e stabilità è universale, e che la comunità internazionale ha la responsabilità di non dimenticare queste crisi e di lavorare per una risoluzione pacifica. Non possiamo permettere che la mancanza di attenzione mediatica sminuisca la gravità di queste situazioni. È fondamentale mantenere alta la consapevolezza e sostenere gli sforzi per la pace: la violenza non è mai la soluzione e solo attraverso il dialogo e la cooperazione si può costruire un futuro migliore per tutti. Dobbiamo infine ricordare che ogni guerra porta con sé dolore e distruzione e che la pace è un bene prezioso per tutti.

 

A scuola oggi è arrivata la Croce Rossa: niente paura, non è un’emergenza! Sono Diego, Cristiana e Sabrina, tre volontari che raccontano la loro esperienza.

Com’è iniziata la vostra esperienza? Eravamo assieme dieci anni fa: chi per il bisogno di sentirsi utile, chi perché stava scoprendo la passione per l’ambito medico, chi solo per accompagnare la moglie in una nuova “avventura”. Oggi tutti e tre siamo animati dal desiderio di impiegare il nostro tempo libero aiutando chi ha più bisogno.

La Croce Rossa si occupa solo di pronto intervento? Cerchiamo di essere presenti sul territorio per offrire alle persone un accesso diretto ai servizi grazie a una solida rete con le realtà territoriali. Quindi sì primo soccorso, ma anche servizi di assistenza domiciliare, trasporto sociale e sanitario, supporto alle attività quotidiane per anziani, soggetti con disabilità e per chiunque si trovi in stato di bisogno. In questo periodo estremamente utili sono i corsi di lingua italiana per le mamme di origine straniera che sono giunte qui con le loro famiglie e cercano integrazione.

Perché consigliate questa esperienza ai più giovani? Diego racconta che una volta ha soccorso un anziano: non poteva parlare, ma gli ha stretto la mano e lo ha guardato con intensità; uno sguardo commosso, un grandissimo “grazie”.  

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