Fuori dall’aula, immersi in una storia viva
Viaggio tra le vicende di un luogo simbolo del progresso: il villaggio operaio di Crespi d’Adda, oggi Patrimonio dell’Unesco
In classe l’aspettativa era cresciuta dopo aver visto un video: un villaggio operaio ideato nel 1878 dall’imprenditore Cristoforo B. Crespi che aveva avuto un’intuizione quasi unica. Un cielo nuvoloso ha accolto la scolaresca che all’arrivo ha intravisto un maestoso castello, che si è rivelato essere la residenza della famiglia Crespi.
La prima tappa delle classi è stato il museo, dove ancora una volta è stato necessario esibire il green pass… E la visita ha stupito non poco i ragazzi: a tu per tu con i protagonisti di quell’impresa di fine ‘800! Il medico del villaggio operaio e il signor Cristoforo Crespi si sono presentati attraverso un ologramma e hanno raccontato la nascita e l’evoluzione dell’idea originaria.
Il medico ha rivelato che il museo era, a quel tempo, la scuola elementare privata ma gratuita per i figli degli operai residenti, ma a pagamento per gli altri. I piccoli frequentavano la scuola tutti i giorni lavorativi tranne il giovedì, riservato alle visite mediche e all’igiene.
Usciti dal museo gli studenti hanno «camminato nella storia!» E’ iniziata la visita al villaggio partendo dalla chiesa situata di fianco al museo, identica a quella di Busto Arsizio, la città natale del signor Crespi. La guida ha mostrato il lavatoio utilizzato principalmente dalle donne, ma anche per l’igiene personale prima che venisse costruita la piscina. Avete capito bene! All’interno del villaggio venne costruita una piscina in modo che tutti potessero lavarsi, tenendo così lontane le malattie.
La guida ha indicato in posizione sopraelevata le case del medico e del cappellano poste sull’altura di modo che le famiglie si sentissero rassicurate da queste due figure.
Le case degli operai hanno una particolarità: sono tutte uguali di colore giallo, poi alternate con i colori della bandiera italiana a partire dal ventennio fasci-sta. Ogni casetta bifamigliare possiede un giardino con l’orto di modo che gli operai stessero un po’ all’aria aperta.
Distanti dal centro ecco apparire le villette dei capireparto, tutte uguali ma più elaborate. Le ville dei dirigenti, invece, più grandi erano posizionate in modo casuale, senza uno schema: benchè tutte diverse, avevano in comune lo stile ‘liberty’.
La guida ha fatto riflettere gli studenti su un particolare interessante: alla fine della via principale si intravvede in lontananza il cimitero, con il mausoleo della famiglia Crespi, a simboleggiare la fine della vita dopo il periodo lavorativo.
Di fronte all’ingresso della fabbrica i ragazzi hanno osservato con interesse i «servizi» pensati per l’autosufficienza del Villaggio: la caserma e l’ambulatorio medico, a volte piccolo ospedale. L’ultima tappa della «passeggiata nella storia», con il sole che faceva capolino, ecco i cancelli rossi della fabbrica con l’orologio che ancora oggi è fermo alle 16:52, l’orario in cui nel 2003 la fabbrica è stata chiusa definitivamente. Ogni casetta bifamigliare possiede un giardino con l’orto di modo che gli operai stessero un po’ all’aria aperta