ll progetto de Il Giorno per i lettori di domani

Garibaldi e i Mille? Filibustieri da fermare

La spedizione che ha unito l’Italia vista attraverso i giornali dell’epoca per nulla entusiasti dell’impresa delle giubbe rosse

«Agli Stati Uniti, dove l’azione generale del Governo è tanto debole, che molte volte si potrebbe credere che non esistesse, possono tentarsi tali colpi da filibustieri, ed essere condotti a termine; ma persone di buon senso non potranno mai credere che possano essere tollerati nel mezzo dell’Europa, sotto gli occhi di tutt’i Governi, e ad onta di tutt’i trattati, che formano la garantia della pace generale, e della generale sicurezza», scriveva così la Gazzetta Uffiziale di Venezia, allora Regno Lombardo Veneto, raccontando della spedizione di Garibaldi, un punto di vista differente ed originale che fa il paio con quello espresso dall’Osservatore Trasimeno (giornale di Perugia, Stato Pontificio): “Così operando, Garibaldi …. l’atto di cui si rende colpevole cade sotto l’applicazione delle leggi che reggono la pirateria”.

Questa ed altre sono le curiosità che emergono dal saggio «Per uniforme una blouse di panno rosso. Maggio 1860 i 5 giorni che cambiarono l’Italia» con il quale noi alunni della 1E del plesso di scuola secondaria di primo grado dell’istituto «Enrico Fermi» di Romano di Lombardia (Bg) risultiamo tra i vincitori del Concorso Nazionale «Il Risorgimento Italiano nella memo-ria», promosso dall’Endas Emilia Romagna, in collaborazione con l’Associazione Mazziniana Italiana e con il Museo Civico del Risorgimento di Bologna.

Il tema del nostro lavoro è stato ricostruire, attraverso le pagine dei giornali dell’epoca, come la stampa di lingua italiana del Regno di Sardegna, del Regno Lombardo Veneto e dello Stato della Chiesa presentò la spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi.

Partendo dal «Giornale della Spedizione in Sicilia» di Ippolito Nievo – pubblicato sul quotidiano milanese il Pungolo nel giugno del 1860 -, leggendo e selezionando le notizie dai giornali editi nel mese di Maggio del 1860, i primi giorni della spedi-zione garibaldina che cambiarono l’Italia e la sua storia sono apparsi sotto i nostri occhi come li lessero gli “italiani” in quel momento ed integrando, per così dire, quanto scritto da Nievo nel suo «Giornale».

Negli articoli sono emerse piccole curiosità, come il fatto che le notizie sulla spedizione venivano pubblicate sulla “Gazzetta Ufficiale del Regno di Sardegna”, che Garibaldi scrisse una lettera per scusarsi con il signor Rubattino per avergli sottratto le due navi, che la Russia dello Zar protestò con il Governo sabaudo per non aver impedito la spedizione, che comunque per i Borbone il destino era segnato, visto che il miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro non si era avverato e che la Borsa partenopea non subiva scossoni e che, ad ogni buon conto, nella Corte partenopea regnava il panico e argenteria, soldi e pietre preziose venivano imballate. Appare in queste cronache anche una certezza: le persone, come in tutte le guerre, cercarono riparo e sicurezza altrove e si profilò il problema dei profughi: «Molte famiglie emigrano a Napoli per timore di prossimi moti».

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