Il tempo della pandemia, la parola ai bambini
Gli alunni della scuola primaria riflettono sui diversi modi di apprendere e di comunicare affrontati negli ultimi due anni
Gli alunni della classe 5D della scuola «Santa Caterina» dell’IC Carlo Fontana di Magenta hanno analizzato emozioni, sentimenti, pensieri e soprattutto hanno voluto scoprire le qualità vantaggiose di un tempo da loro stessi definito buio. «Navigare in mondi nuovi e sconosciuti, al confine tra il nostro mare e lo sterminato Oceano» questa la sensazione emersa durante il viaggio delle riflessioni.
Il primo pensiero va alla parola «tempo». Il tempo è stato didattica a distanza, è stato noia, è stato paura, è stato attesa. E’ stato coraggio e i ragazzi, «per non impazzire», hanno imparato a gestirlo in modo adeguato. Spesso la fantasia ha occupato il loro tempo e un semplice oggetto tra le mani ha trasformato la noia in una storia magica.
Gli incontri con la classe hanno scandito il tempo delle lezioni, della merenda, del gioco, lasciando spazio anche all’impara-re qualcosa di nuovo e inaspettato.
Imparare la tecnologia, è questo un aspetto che emerge dalle considerazioni: molti hanno imparato a utilizzare il PC, il tablet, i cellulari per la didattica a distanza.
«Abbiamo imparato ad accendere il computer, ad accedere a Classroom, a inviare mail, a svolgere compiti e verifiche» dice qualche ragazzo della classe, orgoglioso di aver utilizzato bene il proprio tempo.
È diventato più facile capire il funzionamento dei link, costruire mappe e svolgere ricerche approfondite.
I più esperti hanno scoperto co-me disegnare sul PC, come scrivere più velocemente e addirittura a utilizzare applicazioni per scrivere storie, forse libri, per non parlare delle tecniche sviluppate per copiare durante le verifiche! Ma questo i ragazzi preferiscono metterlo tra parentesi! Molti hanno appreso, dopo vari tentativi, le regole di una scuola fatta attraverso uno schermo: telecamera aperta, microfono spento, uso della chat per informazioni e richieste serie, mano alzata, segnale di avvenuta comprensione. I ragazzi hanno saputo ricreare una classe virtuale e sebbene le difficoltà tecniche siano state tante, con l’ascolto e l’attenzione, si sono create buone alleanze da lontano.
Si impara a crescere nelle situazioni più difficili.
Spesso, quando qualcosa ti manca, comprendi quanto vale; è il valore affettivo che abbatte il confine dell’isolamento ed è sempre la solitudine che ti aiuta a ragionare meglio. Sono gli aspetti più caldi, più teneri, più dolci che emergono dalla discussione sulle qualità di un tempo bizzarro.
Il rientro è stata una forte emozione, pur con l’ostacolo della mascherina. Si parla tante volte con un semplice sguardo: ti dico che è bello rivedersi, ti dico che ti voglio bene, ti dico che forse sono ancora arrabbiato, ti dico che ho paura lo stesso, ti dico che sono felice. Si parla anche con un timido abbraccio, quasi a dire: – Ehi, ti ricordi di salutarmi? E finalmente … si tocca lo stesso pallone, fatto di felicità e amicizia condivisa.