Studiare la storia per dire stop alle guerre
Ricordare gli errori del passato dovrebbe insegnare a non commetterne altri, ma l’odio razziale non è ancora stato sconfitto
La storia è ricca di esempi di discriminazione e intolleranza, fenomeni che si manifestano purtroppo anche ai giorni nostri.
Uno dei popoli maggiormente colpiti è stato il popolo ebraico, che già prima dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale fu molto perseguitato, ma durante questo conflitto l’odio nazista, ha prodotto le peggiori atrocità, basate sull’idea dell’esistenza di una razza superiore: quella Ariana. Gli ebrei furono deportati nei campi di concentramento, dove erano obbligati a lavori massacranti per alimentare lo sforzo bellico; molti di loro morirono a causa delle pessime condizioni igieniche, della fame, del freddo, delle malattie e dei maltrattamenti subiti; altri furono uccisi nei campi di sterminio, dove c’erano le famigerate camere a gas. In tutto si contano 6 milioni di ebrei ai quali è stata strappata la vita così orribilmente e Auschwitz, in Polonia, è Il campo di sterminio più tristemente conosciuto.
Ci si chiede spesso come si possa essere arrivati a tanto.
Queste brutalità si possono collocare al vertice di una piramide, chiamata “Piramide dell’odio”. Alla base di questa piramide si trovano i pregiudizi e gli stereotipi: un pregiudizio si ha quando si giudica qualcosa senza sapere che cos’è, invece uno stereotipo è un’opinione predisposta su un gruppo di persone. Al secondo gradino, troviamo le discriminazioni e il linguaggio d’odio, che indicano trattamenti sfavorevoli contro una persona. Salendo ancora troviamo la violenza, che si può esercitare su persone, animali ed oggetti. Poi si passa alla persecuzione che è un’esecuzione di violenze contro delle persone innocenti.
Infine sulla punta della piramide troviamo il genocidio che è la distruzione di un popolo.
In ogni violenza ci sono punti di vista differenti: il persecutore, la vittima e lo spettatore. Il persecutore o carnefice è colui che compie la violenza, la vittima è colui che la subisce, lo spettatore è colui che osserva la scena, colui che dovrebbe denunciare, ma spesso non lo fa per paura di finire nei guai e favorisce in questo modo il perpetuarsi delle violenze.
La sanguinosa guerra che sta dilagando nel vicino oriente, tra israeliani e palestinesi, dove purtroppo perdono la vita tante persone innocenti, ha sollevato parecchi contrasti riguardo alla celebrazione della Giornata della Memoria. Noi pensiamo che sia giusto ricordare tutte le vittime innocenti di questa catastrofe avvenuta nemmeno un secolo fa. Bisogna tenere a mente che il passato e il presente non si possono sovrapporre. Il passato non si può cancellare, è come una cicatrice sulla nostra pelle, mentre il presente sì. La storia dovrebbe essere la guida che aiuta gli uomini a fare scelte consapevoli e giuste, per questo oggi più che mai pensiamo che sia importante ricordare tragedie come questa, perché non si ripetano mai più.
In occasione della Giornata della Memoria gli alunni delle classi di terza, hanno avuto incontrato la presidente e la vicepresidente dell’associazione Figli della Shoah, un’organizzazione fondata nel 1998 dai sopravvissuti alla Shoah e dai loro familiari
Quante persone praticano oggi la religione ebraica? «Nelmondocisonocirca15.000.000 di ebrei, di cui solo 30.000 in Italia, sono praticanti o meno».
Come si distinguono gli ebrei praticanti dai non praticanti? «Le differenze riguardano soprattutto il vestiario; gli ebrei praticanti indossano una veste lunga nera e una camicia bianca, secondo quanto scritto nella Torah. Gli uomini, durante le festività, indossano uno scialle con frange e la kippah, inoltre portano la barba e i capelli lunghi perché non possono usare lame a contatto diretto con la pelle».
Che cos’è la Torah? «La Torah è il libro sacro dell’ebraismo, composto da 613 leggi, suddivise in 248 leggi positive e 365 negative».
Ci potete raccontare qualche altro aneddoto? «Gli anni ebraici si contano dalla creazione della terra e siamo nell’anno 5784. Una festa molto importante è la Pesah, la Pasqua ebraica, in cui si festeggia la liberazione del popolo dalla schiavitù in Egitto. Ogni sabato celebriamo lo Shabbat».