La città vista attraverso i ricordi dei nonni
Dal passato emerge una Busto Arsizio molto diversa dall’attuale, dove i bambini giocavano per strada e nei cortili
I ragazzi amano sentire raccontare le storie legate alla città in cui abitano. Sono avidi di informazioni, curiosi soprattutto quando sentono parlare di ciò che li riguarda o che riguarda le loro famiglie. Le novità sorprendono, ma anche la conoscenza del passato lascia a bocca aperta… Vorrebbero sapere di tutto: delle trasformazioni del territorio, delle vecchie professioni, dei passatempi dei nonni, dei centri di ritrovo e di socializzazione dei propri genitori… I nonni allora ricordano… E sempre i loro occhi brillano mentre scavano nel passato, complice una memoria sempre vivida quando vengono portate in vita le immagini di gioventù.
Dal passato riemerge una Busto Arsizio molto diversa da quella attuale… C’era un tempo in cui il centro della città era tutto percorribile in auto, con parcheggi persino in Piazza San Giovanni e Piazza Santa Maria, davanti alle basiliche. C’erano poi tanti piccoli negozi al dettaglio: alimentari, mercerie, macellerie, fioristi… I bambini giocavano per strada o nei cortili da mattina a sera, quando non c’era scuola. Non si stava mai chiusi in casa: non c’erano computer e telefonini e non tutte le famiglie avevano i televisori. Con il tempo la città è cresciuta, si è sviluppata. Vi sono stati diversi piani di ampliamento che hanno cambiato Busto portandola da un tranquillo borgo agricolo ad un centro industriale più grande e vivace. Busto è diventata la Manchester d’Italia, con le fabbriche, soprattutto quelle tessili, che fiorivano ovunque, anche in centro. A poco a poco, però, le vecchie fabbriche, dislocate nella parte centrale della città, hanno lasciato il posto a parchi pubblici, portici, e nuove abitazioni e altre fabbriche sono nate in periferia, soprattutto nella zona di Sacconago.
Busto ha visto anche una trasformazione legata alla viabilità. Negli anni Sessanta, inizio anni Settanta, il mezzo di trasporto più usato era la bicicletta. Ai semafori c’era un’enorme quantità di operai che, in sella alla loro bicicletta, allo scattare del verde, partivano tutti insieme per raggiungere il proprio posto di lavoro. Poi, con il passare degli anni, la bicicletta è stata sostituita dalle molteplici auto che hanno invaso la città. A Busto, un tempo, c’era anche il tram che i Bustocchi chiamavano “Gamba de Legn”, perché era fatto in legno e procedeva lentamente, oscillando.
Non solo l’aspetto della città è cambiato, anche le persone sono cambiate: negli anni ‘60 e ‘70, tante famiglie dal Sud sono venute qui per lavorare nelle fabbriche, portando la propria cultura e le proprie tradizioni.
Oggi, tanti abitanti di Busto provengono invece da altre nazioni. Ai tempi dei nonni, gli “stranieri” erano le persone degli altri quartieri di Busto: ora abbiamo una popolazione globalizzata, con agganci in tutto il mondo. Busto è diventata una delle città più popolate della Lombardia con tutti i pro e i contro che ne derivano.
I ragazzi della 2ªD della Scuola Secondaria di primo grado “B. Bellotti”, curiosi di sapere come sia cambiata, nel corso dei decenni, la città di Busto Arsizio, hanno chiesto ai propri genitori di mettere a confronto la Busto di oggi con quella di ieri.
L’interesse dei ragazzi riguarda soprattutto i luoghi di ritrovo, di aggregazione e di socializzazione. Un papà racconta che una volta, i giovani, nel fine settimana, passeggiavano per via Milano e si trovavano nei bar del centro. In città si contavano otto cinema, un bowling e “Il Cortiletto”, una delle prime paninoteche molto amate dai ragazzi.
Le nuove generazioni, invece, non vivono più il centro come unico punto di aggregazione, non sono più di moda le “vasche in centro”, ma tendono a frammentarsi nei nuovi spazi messi a disposizione, tra cui anche le zone verdi sparse nei vari rioni cittadini.
Per i genitori: «Busto è una città adatta per i giovani, dato che dispone di diversi luoghi per socializzare; anche per ciò che concerne l’istruzione, ci sono praticamente tutti i tipi di scuole superiori, una pecca è che non dispone di locali notturni, anch’essi molto importanti per l’aggregazione». Qualche genitore ritiene necessario ripristinare il più possibile gli spazi verdi per recuperare quello che, una volta, veniva chiamato “lo stare insieme all’aperto”.