L’ ingiustizia di mandare i giovani in guerra
L’adolescenza perduta, i ragazzi davanti alle atrocità della battaglia ignari del pericolo a cui stanno andando incontro

L’adolescenza perduta, i ragazzi davanti alle atrocità della guerra ignari del pericolo a cui stanno andando incontro.
Come riportato da un quotidiano il 13 novembre scorso, nel mondo, sebbene sia difficile stabilire il numero di guerre attive, sembrerebbe siano in corso il maggior numero di conflitti dalla fine della Seconda guerra mondiale ad oggi, coinvolgendo oltre 400 milioni di bambini.
A questi ragazzi è stata tolta la serenità e ora vivono con il terrore e l’angoscia di uscire di casa.
Questo trauma se lo porteranno fino alla fine dei loro giorni e gli darà motivo per odiare qualcuno o qualcosa provocando altre diatribe.
Alle diverse atrocità si aggiunge anche l’ingiustizia di vedere coinvolti i cosiddetti «bambini soldato», giovani non ancora maggiorenni che vengono reclutati contro ogni sorta di legge e di pensiero etico, usati per adempiere a varie funzioni (agi-re da spie, da messaggeri o persino imbracciare le armi). Per esempio, la guerra in Sudan, iniziata il 15 aprile 2023, ha portato a una povertà smisurata in tutto il Paese, colpendo soprattutto i bambini: infatti, più di 11 milioni di sudanesi, sono sfollati sia all’interno del Paese che all’estero. Tutto questo era necessario? Come riportato dall’UNICEF il 27 dicembre 2024, soltanto negli ultimi giorni dell’anno, a Gaza, 11 bambini sono morti a causa del conflitto, mentre molti altri hanno perso la propria casa, la propria scuola, diritto innegabile ad ogni individuo, come anche riportato dalla Costituzione Italiana, e molto altro.
In guerra i bambini non muoiono soltanto a causa degli scontri armati, ma anche per malattie, infezioni e malnutrizione. Lo stesso sta succedendo in Yemen, Siria, Etiopia, Nigeria, Ucraina e in altri paesi. La guerra può danneggiarli sia psicologicamente che fisicamente, e può causare traumi, stress, incubi, ansia e depressione. Alcuni bambini perdono le loro famiglie o vengono abbandonati, altri vengono invece feriti durante bombardamenti o durante sparatorie, e in molte occasioni le scuole vengono distrutte, danneggiando il futuro dei giovani.
In guerra gli aiuti umanitari sono fondamentali: ne necessitano i bambini, i ragazzi e persino gli adulti. La guerra distrugge la normalità di ogni cittadino, in particolare dei giovani, che vivono con il costante rischio di danneggiare il loro sviluppo emotivo e mentale, e devono affrontare conseguenze molto gravi come la morte, la separazione dalle loro famiglie e la distruzione di luoghi a loro cari, come le loro case. I ragazzi cominciano a sviluppare comportamenti differenti rispetto a quelli dei loro coetanei che non hanno mai vissuto una guerra sulla loro pelle: essi, infatti, cominciano a comportarsi in modo da proteggere sé stessi e i loro cari, e alcuni di loro assumono il ruolo di genitori aiutando i fratelli minori o i bambini più piccoli, sacrificando la propria infanzia e mettendo a rischio la propria vita pur di proteggerli.
Il motivo per cui abbiamo chiesto ai bambini (di età non inferiore ai 5 anni ma inferiore ai 10 anni) cosa pensano della guerra è quello di sensibilizzare e in futuro di non commettere più gli stessi errori che stanno accadendo adesso nel mondo.
Vogliamo capire il significato della guerra espressa dalle parole di un bambino. I piccoli hanno diritto di parlarne, di sapere.
Hanno diritto di essere ascoltati e di ascoltare. Nessuno può togliere o non rispettare i diritti di un bambino.
Ne abbiamo intervistato alcuni e abbiamo fatto delle domande che riguardavano il loro pensiero sulla guerra, i fatti che avvengono in guerra, il perché le persone facciano la guerra e la loro idea per fermare la guerra.
Tutti penseranno che abbiamo avuto risposte banali e superficiali, invece no, i bambini hanno saputo rispondere in modo sincero.
Per esempio: «La guerra è una cosa brutta, durante una guerra muoiono tanti bambini e tante persone. Penso che le persone facciano la guerra per prendere un altro Paese. Per fermare la guerra direi a tutti di fare la pace» «Per me la guerra è una cosa brutta quando un Paese attacca un altro uccidendo persone innocenti».
«É brutto che dei bambini e delle persone muoiano per colpa di altri adulti. Per fermare la guerra mi arrenderei e cercherei di far ragionare i soldati.»