ll progetto de Il Giorno per i lettori di domani

IC Cazzulani di Lodi (LO) - 2A

Giuliano Mauri: artista e poeta della natura

Le opere sono caratterizzate dall’uso di strutture complesse, spesso monumentali, realizzate con rami, canne, foglie e materiali naturali

Il lodigiano Giuliano Mauri, conosciuto dagli esperti del settore artistico di tutto il mondo, ci ha lasciato una significativa quantità di sue creazioni artistiche e di progetti e immagini che le riproducono. Lo Spazio Giuliano Mauri in Corso Vittorio Emanuele n. 17 a Lodi, collocato all’interno delle Scuderie di Palazzo Barni, testimonia il suo operato grazie alla nipote, Francesca Regorda, che gestisce lo spazio espositivo cittadino al cui interno sono raccolte oltre 1000 opere che ripercorrono l’evoluzione artistica di Mauri a partire dalle prime opere in vetro e neon fino ad arrivare alle opere di Art in Nature.

L’artista, soprannominato il Tessitore del Bosco dal critico d’arte Vittorio Fagone, amava così tanto la natura e la sua connaturata forza vitale, che ha costruito architetture vegetali che simboleggiano una profonda simbiosi tra uomo e natura, incostante e rispettoso dialogo.

Mauri insegna che il rispetto della natura consente all’uomo di ritrovare se stesso nei suoi aspetti più profondi e intimi. Valori che vengono percepiti da grandi e piccini e che stimolano la fantasia, ma favoriscono anche il benessere di chi vive sentendosi parte della natura. I rami intrecciati, ricavati da legni di potatura o direttamente dalla natura, vengono utilizzati per la realizzazione di strutture ideali che trasmettono il desiderio di prendersi cura dell’ambiente così come la gioia di emulare le sue opere, che vivono, crescono e si modificano senza l’intervento umano. Queste creazioni artistiche sono «sperimentabili» poiché, camminare sul ponte di Padernello, addentrarsi nella “Voliera per umani “nel parco di Monza o nella “Cattedrale vegetale” ad Arte Sella, osservare le «Isole vaganti» sui corsi d’acqua, sono solo degli esempi delle sue installazioni che consentono di vivere esperienze uniche, foriere di un legame profondo tra uomo e natura. Così lo stesso Mauri motiva la costruzione del Reattore del Canto «…a Carvico…trovai una bellissima sorgiva…coperta e fatta diventare una fogna …ho costruito proprio lì…un grande tempio di legno, che fosse insieme un’allusione alla sacralità della natura, un luogo della memoria e un monito a vigilare».

Visitare Lo Spazio Mauri con le spiegazioni di Francesca assicura una conoscenza della filosofia della sua arte e un arricchimento emotivo del visitatore.

Per gli studenti sono organizzati laboratori artistici per assimilare la sua concezione di Arte in Natura e per sensibilizzare all’ecosostenibilità in quanto le sue opere sono oggi considerate un punto di riferimento dell’arte contemporanea ecologica. Nel mese di Maggio la città lo ricorderà attraverso un’installazione di tele prodotte da centinaia di alunni e alunne del territorio, che ammireranno le proprie produzioni di Arte in Natura mosse dal vento, simbolo di unione tra cielo e terra ma anche della presenza spirituale di Mauri durante l’evento.

 

In quanto nipote dell’artista lodigiano quale ricordo affettivo e quale artistico è in lei ancora presente? «Ho avuto la fortuna di seguirlo sempre sia nella bottega del Raviolo d’oro, dove preparava dei ravioli buonissimi, sia quando in giardino intrecciava le sue maquette e i suoi arazzi o stava seduto sulla panchina in veranda con il suo cappello di paglia, che non toglieva mai. Ero con lui alle inaugurazioni delle opere, ricordo la Cattedrale vegetale di Arte Sella, la Voliera per umani nel Parco di Monza, Ponte San Vigilio, la scenografia per l’opera teatrale Norma allo Sferisterio di Macerata. Per me era normalissimo avere un nonno che intrecciava il legno».

I tre movimenti artistici: Arte in Natura, Land Art e Arte Povera sono compresenti o non lo sono mai stati nel percorso artistico di Giuliano Mauri? «Non sono mai stati compresenti e ha seguito filoni artistici particolari. Inizia a dipingere; poi utilizza tele e vetro e tra gli anni ‘60 e ‘70 segue un filone artistico militante. Solo dopo la Biennale di Venezia del ’76, definisce la sua produzione Arte in Natura».

Cosa le piacerebbe vedere realizzato dei progetti e maquette di Mauri? «Mi piacerebbe vedere ricostruita in qualche parte del mondo la Cattedrale vegetale perché va inteso come luogo di pace, è d’impatto ed è conosciuta in tutto il mondo».

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