ll progetto de Il Giorno per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Gino Strada di Pieve Emanuele (MI) - 2G

Miniere per gli adulti, carceri per i bambini

I social permettono ai genitori di monetizzare, ma imprigionano i minori in una gabbia senza spensieratezza, privacy e libertà di sbagliare

Ultimamente troppi bambini, sin dalla tenera età, vengono esposti ai social media, quasi obbligati dai genitori; vengono filmati e fotografati per catturare visualizzazioni e like. II problemi che i social creano alle generazioni più giovani sono diversi.

In primo luogo, molte volte i genitori, per evitare di dover badare costantemente ai propri figli, preferiscono dare loro il telefono o il tablet, in modo che lo schermo li catturi e li faccia stare tranquilli.

Inoltre spesso nei nostri ragazzi si crea una vera e propria dipendenza, tanto da finire a volere sempre ossessivamente il telefono, come una droga a lento rilascio, perché abituati fin da piccoli, in un’età in cui il cervello è ancora in fase di sviluppo e adattamento. Inoltre la navigazione sui social avviene senza supervisione, spesso senza che i genitori sappiano cosa succede tra quegli schermi.

I limiti minimi di età delle principali piattaforme social sono, in-fatti, facilmente aggirabili. Spesso i bambini inconsapevolmente finiscono per fornire dati importanti ai famosi siti-truffa che approfittano della loro incoscienza per ricavare soldi o dati sensibili. Ma questo non è l’unico problema sorto da quando Instagram, Tik-Tok, Facebook, Youtube e Snapchat sono diventati protagonisti delle vite dei più giovani.

Molte volte, infatti, i genitori non si limitano a permettere ai propri figli l’uso dei social, ma addirittura diventano loro stessi i “registi” dietro gli account.

I bambini vengono filmati e/o fotografati, per ottenere il cosiddetto “hype”, neologismo usato per indicare il clamore, l’attenzione e l’entusiasmo che si crea attorno ad una determinata cosa o persona.

Gli vengono messi addosso vestiti, scarpe e altro solo per sponsorizzare i loro negozi.

Spesso vengono utilizzati quasi come cartelloni pubblicitari.

Inoltre, questi bambini, essendo esposti ai social, subiscono odio e disprezzo dalle persone presenti sui social media. Questa dipendenza sta letteralmente rovinando le vite dei nostri giovani, che, al posto di giocare all’aperto con gli altri bambini o pensare alla loro infanzia, sono “sfruttati” e esposti ai social. L’argomento dei bambini sfruttati sui social media è purtroppo rilevante, preoccupante e, ahimé, ancora sottovalutato.

Le conseguenze saranno visibili a lungo andare, al punto tale che più che di “nativi digitali” saremmo costretti a parlare quasi di “neonati digitali” e no, purtroppo non è una fake news.

La diffusione incontrollata dei social media ha trasformato l’infanzia in un’esperienza dove il digitale prevale sulla realtà quotidiana. La ricerca costante di approvazione online induce i giovani a conformarsi a standard irrealistici, minando la loro autostima. Il tempo trascorso davanti agli schermi sostituisce il gioco all’aperto e l’interazione faccia a faccia, fondamentali per lo sviluppo sociale.

Le conseguenze di questo fenomeno sono evidenti anche nell’aumento dei casi di ansia e depressione tra i più piccoli.

 

Uno dei casi più noti ed emblematici in Italia di “sfruttamento di immagine minorile” sui social è quello di una “baby-influencer” di circa 8 anni e di sua madre. La donna in questione mette costantemente in esposizione sua figlia su Instagram e Tik Tok, spesso mentre indossa oggetti di alto valore, dal make-up all’abbigliamento. Madre e figlia vivono una vita fittizia e di apparenza, come si evince dalle risate forzate e poco spontanee della bambina, costretta ad interpretare sempre un ruolo, a sentirsi in dovere di apparire invece di essere, a mostrarsi sempre perfetta e mai in “errore”.

Sbagliato è invece sicuramente il fatto che queste attività tolgono tempo prezioso alla bambina per giocare, disegnare e divertirsi come le altre bambine della sua età, isolandola totalmente dalla vita reale e rendendola invece protagonista di una vita che però non esiste.

Cosa accadrà però quando lo «schermo d’oro» in cui la madre l’ha rinchiusa si romperà? Sicuramente delle piccole crepe li stanno creando i numerosi commenti sotto i loro video. Molti sono messaggi gratuiti di odio. Alcuni invece sono chiedono alle due influencer di essere meno legate al denaro e di mostrare maggiormente i propri pensieri.

La madre per il momento non reagisce e non interagisce con questo tipo di “fan”, preferendo non rispondere. Il silenzio basterà? 

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