ll progetto de Il Giorno per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado A. G. Traversi di Meda (MB) - Laboratorio di Giornalismo

Solidarietà, un gesto semplice che diventa vita

Nicolò Govoni e l’organizzazione “Still I Rise”, un sogno trasformato in realtà. Eppure nessuno, prima, credeva in lui

Vi capita mai di avere l’impulso di aiutare una persona in una situazione difficile senza ricevere nulla in cambio? Niente soldi, niente ricompense, soltanto la gratificazione personale di aver migliorato a qualcuno la sua giornata, o magari anche la sua vita. Questo è il significato di aiutare, di solidarietà.

Talvolta ci interroghiamo perché abbiamo svolto un tale gesto, non ce l’ha chiesto nessuno, è partito spontaneamente.

Alcuni studi affermano che la nostra psiche è indotta a tenere questi comportamenti per avere un’immagine di sé più positiva. Un vero e proprio appagamento personale. Si può aiutare in tantissimi modi: accompagnare un amico a casa, lavare i piatti dopo un pasto, comprare un pacchetto di pasta a chi non può permetterselo, dare casa a chi non ce l’ha più, accogliere chi è solo, ascoltare qualcuno o semplicemente amarlo offrendo la nostra presenza. C’è chi però da un semplice gesto ha fatto partire un’impresa solidale, un lavoro per sé e per gli altri, dedicandovi una vita intera.

Si potrebbero fare mille nomi, mille associazioni e persone differenti che aiutano e fanno volontariato a vari livelli. Noi abbiamo deciso di parlare di un ragazzo speciale che ha trasformato un piccolo gesto di volontariato in India in un vero e proprio stile di vita. Lui è Nicolò Govoni, attivista, scrittore e giornalista, che, nonostante gli insuccessi scolastici, nel 2018, crea l’organizzazione «Still I Rise», ora presente in sei Paesi del mondo. Candidato nel 2020 al premio Nobel per la Pace, scrittore di diversi libri, tra quali «Bianco Come Dio» (2018) e «Se fosse tuo figlio» (2019); ha ricevuto, nel giugno del 2020, il Premio CIDU – Comitato Interministeriale per i Diritti Umani – presso il Ministero Italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, per le sue attività di sensibilizzazione in tema di rifugiati migranti. Ma di cosa si occupa l’organizzazione «Still I Rise?» Questa ONLUS offre sostegno e prevede un percorso di insegnamento ai minori profughi.

Nicolò insieme a molti collaboratori, che si moltiplicano di anno in anno, ha costruito Scuole di Emergenza e Riabilitazione in Grecia, Siria, Kenya, Congo, Yemen e Colombia e la prima Scuola Internazionale per minori in Turchia.

Luoghi nel mondo dove situazioni di guerra e Governi non rendono tutto ciò possibile o almeno non accessibile a tutti. I fondi usati nella realizzazione di questi progetti sono frutto di donazioni private, nessun incentivo da parte di Governi o Stati.

Nicolò e la sua Associazione sono riusciti ad assicurare a molti bambini una casa, un posto sicuro, una famiglia, l’istruzione, un futuro e, cosa più importante, il sorriso e la speranza. Questo è il vero significato della solidarietà. Ognuno di noi, da questo esempio, può prendere spunto e trovare il coraggio di compiere piccoli gesti che possono rendere migliore questo mondo.

 

Nonna, che cosa ti ha spinto a donare la prima volta? «La gentilezza esce dalla porta ed entra dalla finestra: è un modo di dire tramandatomi dai miei genitori, e significa che se fai del bene, ricevi del bene. Personalmente non faccio del bene per ricevere qualcosa in cambio, mi piace aiutare e donare per la ricerca e la cura delle malattie rare, genetiche, perché occorre trovare migliori cure. Trovo giusto che ognuno di noi faccia la propria parte. Mi dedico anche alle famiglie dei bambini in difficoltà, perché il bisogno non deve essere ignorato; mi è facile comprendere ciò avendo anche io dei figli e come mamma, percepisco tutti i sacrifici».

Che cosa si prova a donare? «Si prova gioia e gratificazione.

Da un anno ho in adozione una bambina di 6 anni a distanza. Con una cifra annuale finanzio l’acquisto di cibo e supporto i suoi studi, fino a quando non sarà in grado di provvedere a sé stessa».

Come fai a comunicare con la “tua” bambina? «Ricevo delle lettere scritte da lei e dai suoi tutori che mi informano dei suoi progressi. A volte arrivano anche delle foto».

Com’è per te, quest’esperienza? «Per me, questa adozione a distanza è una bellissima esperienza, è un sollievo sapere che una piccola offerta garantisce un futuro ad una bambina dall’altra parte del mondo. Immagino il suo sorriso e la sua felicità».  

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